Steve Jobs e il suo discorso alla Stanford University

Ieri, 6 ottobre 2011 è morto Steve Jobs, un uomo che ha saputo entrare nella vita di milioni di persone, modificandone abitudini e comportamento. Noi vorremmo rendergli omaggio pubblicando il testo integrale del suo famoso discorso tenuto davanti ad una platea di neo-laureati della Stanford University; ma non lo pubblichiamo in questo sito solo per ricordare il grande ideatore che fu, ma anche e soprattutto perché è un bel discorso, un bel modo di raccontarsi e un testo pieno di speranza e umanità. E’ senza dubbio un testo terapeutico e speriamo che ognuno di voi sappia trarre qualcosa da queste belle parole.

Dott. Cristiano Pacetti

“È per me un onore essere qui con voi, oggi, alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per essere onesto, questa è l’esperienza più vicina ad una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia: unire i puntini

Lasciai il Reed College dopo il primo semestre, ma continuai a frequentare in maniera ufficiosa per circa 18 mesi prima di abbandonare definitivamente. Perché mollai?

Tutto cominciò prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata e decise di darmi in adozione. Credeva fortemente che avrei dovuto essere cresciuto da persone laureate e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare alla nascita da un avvocato e da sua moglie. Quando arrivai al mondo, però, loro decisero all’ultimo minuto che preferivano una bambina. Così i miei genitori, che erano in lista d’attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte: “C’è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete?”. Loro risposero: “Certamente”. Solo dopo, mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l’adozione. Accettò di farlo mesi dopo, solo quando i miei genitori promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.

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Educazione sessuale

 

totemandtaboo[1]

Anno Domini 2009.

E` di pochi giorni fa la notizia che la ASL di Milano ha deciso di rivolgere i corsi di educazione sessuale esclusivamente ai ragazzi con piu` di 16 anni di eta`. Tutti gli altri ne saranno esclusi. E` davvero sconsolante trovarsi ancora alle prese con decisioni e provvedimenti del genere. Viviamo infatti in una societa` che ha trasformato il sesso e la comunicazione attorno ad esso  un elemento onnipresente ed una fonte di guadagno. Dal sottile ammiccamento al messaggio inequivocabile fino alla volgarita` piu` stupida e gratuita, la propaganda sessuale imperversa, senza senso e senza  sosta. In ogni angolo del palinsesto televesivo, nelle pubblicita`, nella retorica   cinematografica.  A questo punto rasenta davvero l` imbecillita` escludere l` educazione sessuale dalla proposta scolastica delegandola sempre di piu` a tutto cio` che sta fuori dell`istituzione scuola. Tutto questo assomiglia tristemente ad una resa. Essendo la scuola incapace di svincolarsi dai lacci moralistici e dalle ingerenze di chi continua a vedere nell` educazione sessuale un tabu` , allora,  fino a che uno studente non  avrà compiuto 16 anni, rinuncia all` argomento. Tace. Non e` necessario citare le innumerevoli ricerche epidemiologiche che ribadiscono come le prime attivita` sessuali si collochino ben prima dei 16 anni. Basterebbe togliersi il prosciutto dagli occhi e trovare il tempo e la voglia di guardare i ragazzi ed il loro ambiente attuale. Non voglio farne una questione politica ne` morale, penso sia giusto vedere e interpretare la sessualita` secondo i propri criteri e la propria cultura di riferimento. Ogni persona ha di certo il diritto di mantenere le proprie posizioni in merito al sesso prematrimoniale, alla masturbazione  o all`omosessualita . Ma parlare di EDUCAZIONE SESSUALE e` decisamente un`altra cosa. La divulgazione di tematiche fondamentali per la salute e lo sviluppo dei giovani come la profilassi, l`anatomia genitale,  l`igiene,  le malattie veneree e la loro trasmissione dovrebbero essere un dovere formativo e scientifico delle nostre istituzioni e non qualcosa di facoltativo e riservato ai quasi maggiorenni.

Dottor Bargellini,(Istanbul)

Effetti della cannabis

cannabis

E’ vero, per intossicazione da marijuana o hashish non è mai morto nessuno. È vero anche che la pianta della canapa ha una miriade di utilizzi, i quali se venissero attuati su scala industriale, abbasserebbero di molto l’inquinamento dovuto al petrolio e ai suoi derivati. Credo anche nella demonizzazione che ne è stata fatta ad opera di chi, dal petrolio aveva da guadagnare. Ma assolutamente non credo nella sua innocuità quando usata come droga. La diffusione di queste droghe tra i giovani e giovanissimi in Italia è cosa risaputa, si stima che 3 ragazzi su 5 entro i 18 anni l’abbiano provata almeno una volta (e l’Italia, nella classifica del consumo di cannabis, detiene addirittura il record in Europa: è prima insieme alla Spagna, con l’11,2% della popolazione tra i 15 e i 64 anni che ne fa uso). Gli effetti sulla psiche umana nell’immediato sono ben conosciuti e studiati:  Il THC si lega nel cervello ai recettori per l’anandamide, una sostanza organica; questi recettori si trovano nel cervello, nel cervelletto ed in alcuni nuclei del mesencefalo. Queste strutture partecipano ai processi di percezione e riconoscimento, alla memoria, allo stato d’animo e a funzioni intellettive e motorie superiori. Si capisce pertanto come mai il consumo di Marijuana si ripercuota negativamente e in modo dannoso proprio su queste funzioni alterandole. La piacevole sensazione di euforia, di distacco dalle cose quotidiane, il senso di leggerezza che la “canna” da a chi la fuma sono indubbi (a meno che non si verifichi un attacco di panico ad insorgenza indotta proprio dal THC). Cosi come è indubbia la tendenza ad abusarne di molte delle persone che ne fanno uso. Questo post allora non vuole essere una demonizzazione della pratica del fumare cannabis, ma vorrebbe essere un monito per chi consuma questa droga. Anni fa si credeva e si diceva che la cannabis era la porta d’accesso alle droghe pesanti e si commentava questo in modo estremamente stupido, asserendo che il 90% degli eroinomani era prima passato dagli spinelli (che è esattamente come dire che il 90% dei piloti di jet ha anche la patente per la macchina). Così campagne su campagne che certo non hanno colpito il bersaglio perché colme di bugie e di esagerazioni. Oggi un dato è certo e cioè che come di qualunque altra sostanza l’abuso di cannabinoidi ha pesati ripercussioni sulla vita mentale e, prima ancora, sociale di chi ne fa uso, porta alla slatentizzazione di tratti di personalità paranoici può  accelerare l’insorgenza della schizofrenia (in chi è predisposto). In generale rallenta le capacità cognitive e compromette le capacità di analisi situazionale.  Tutto qua, ma vi garantisco che non è poco.

Dott. Cristiano Pacetti

Alcol e adolescenza

BOTERO L’incontro degli adolescenti con l’alcol è un momento sempre più precoce quanto preoccupante. Le ripercussioni del consumo in età giovanile di alcolici riguardano sia la sfera fisica, che psicologica, che sociale. Sul versante fisico l’aspetto deleterio riguarda soprattutto il fatto che l’organismo dei ragazzi non  possiede ancora gli enzimi necessari per elaborare l’alcol. Di conseguenza questa sostanza va ad incidere con tutto il suo impatto sui giovani, e non ancora formati, tessuti nervosi e del fegato. Sul versante  psicologico gli effetti possono essere diversi, ed ovviamente hanno a che vedere con le modalità di reazione e di contenimento che i contesti attorno all’ adolescente adottano. E’ chiaro che  bere  alcol è un comportamento legittimato e sollecitato nella nostra cultura, di conseguenza, prima o poi,  ogni adolescente stabilirà un qualche contatto con essa. Negare questa possibilità con eccessiva rigidità sarebbe forse peggio. La questione  si gioca però sul versante dei bisogni psicologici e relazionali che la sostanza va ad appagare o a coprire. Una cosa è bere qualcosa ad una festa o magari per semplice spirito emulativo, un altra è bere per non sentire il peso di un disagio altrimenti insopportabile o per richiamare a se un genitore troppo assente. In questo aspetto, il contesto ( familiare e non solo) deve essere ben sintonizzato e capace di intervenire. Oltre all’informazione e alla prevenzione che gli adulti devono saper fare, è necessario  leggere e comprendere quali bisogni profondi l’effetto dell’ alcol potrebbe incrociare. La famiglia, come primo sistema di riferimento dell’individuo, dovrebbe poi ” sostituire” la relazione con l’alcol con relazioni alternative  ma allo stesso tempo appaganti all’interno dei propri schemi .Sono  diversi anni che mi occupo, presso uno dei molti club per alcolisti in trattamento a Prato, dell’intervento su questa realtà. La mia personale esperienza mi porta a ritenere  che proprio l’ approccio familiare-ecologico (Hudolin) sia tra i più incisivi ed efficaci nel sollecitare il cambiamento verso un migliore stile di vita. Questo perchè vi è un coinvolgimento dell’intero sistema che ruota attorno a chi manifesta il problema.Il cambiamento viene così sollecitato attingendo da quelle che sono le risorse di ogni membro e modificandone eventuali dinamiche disfunzionali. Questo perchè i problemi alcol correlati, negli adolescenti soprattutto, si possono leggere ed affrontare meglio all’interno dei sistemi d’appartenenza entro i quali si sviluppano e si manifestano. Questo non significa che l’adolescente  non debba mettere a fuoco le proprie fragilità e  modificarsi in prima persona. Dico soltanto che quando un giovane beve troppo non solo lui, è coinvolto nel problema. L’attivazione del sistema famiglia,allora, può rappresentare lo strumento migliore per capire i perchè del bere ed i come smettere.

Dott. Ettore Bargellini

Adolescenza e televisione

Il consumo televisivo da parte dei teenager dal 1997 a oggi è aumentato di circa il 75%. Nel 1997 guardava la tv più di 3 ore al giorno il 19% degli adolescenti, oggi questa percentuale sfiora il 30%. Parallelamente, si è dimezzo il numero di adolescenti che guarda meno di 1 ora di tv al giorno. E questo aumento di ‘video dipendenza’ incide molto sia sull’aumento del consumo di alcol tra i giovanissimi, sia sulla moltiplicazione di fenomeni come il bullismo. E’ quanto emerge da un’indagine presentata al 64esimo congresso nazionale della Società italiana di pediatria, che si chiude oggi a Genova, su ‘Abitudini e stili di vita degli adolescenti’, che la Sip svolge dal 1997, su un campione nazionale di 1200 studenti di terza media. L’indagine ha evidenziato, in particolare, che tra chi vede più di tre ore di tv al giorno a chi ne vede meno c’è una nettissima differenza, in peggio, nei comportamenti e nello stile di vita. “Sia in ambiti nei quali era prevedibile aspettarselo, spiegano i pediatri, come sudditanza dalla pubblicità, aumento dell’aggressività, maggiore insoddisfazione del proprio aspetto fisico, sia in ambiti meno prevedibili, con un netto aumento nel consumo di sostanze alcoliche, fumo e droga, peggiore qualità della alimentazione, rapporti più rarefatti con gli adulti”. Spiega il vice presidente della Sip, Gianni Bona: “A incidere negativamente non è solo la quantità di televisione, ma anche la qualità. La Tv popone sempre più modelli fisici e comportamentali basati su una scala di valori decisamente discutibile: bellezza, coraggio, forza, ricchezza, invincibilità, che condiziona inevitabilmente gli adolescenti sia nel rapporto con il mondo degli adulti che con il gruppo dei pari. A questo si aggiunge l’overdose di spot pubblicitari che a dispetto di codici di comportamento e autoregolamentazione che si sono succeduti negli anni continuano ad aumentare”. Ai tempi di ‘Carosello’ la quasi totalità della pubblicità trasmessa dalla tv era concentrata in quei 5 ‘siparietti’ da poco più di un minuto l’uno. Oggi, secondo le rilevazioni effettuate dalla Società italiana di pediatria, “Italia 1, la rete più seguita dagli adolescenti italiani, nella fascia oraria pomeridiana, che dovrebbe essere protetta, di spot ne trasmette circa 50 ogni ora. Facendo semplici calcoli risulta che se uno spettatore guardasse solo 2 ore di questa emittente nella fascia oraria pomeridiana in un anno vedrebbe oltre 35.000 spot pubblicitari”.