
Tamara De Lempicka
Uscire dalla cocaina
Nonostante la cocaina sia diventata una droga tra le più consumate i servizi territoriali e le comunità soffrono un grave ritardo rispetto alla messa a punto di programmi specifici per la cura e la riabilitazione dei cocainomani. Questo soprattutto in ragione dell’attenzione quasi esclusiva che per molti anni è stata rivolta all’eroina e all’alcol. Soltanto in tempi più recenti ci si è accorti che la cocaina stava rapidamente diventando la droga di tutti, anche della gente normale, e che probabilmente andava affrontata attraverso le sue specifiche caratteristiche e gli specifici effetti che provoca sulle persone che ne fanno uso.
Come è noto la cocaina è un eccitante di conseguenza i suoi effetti agiscono sulla personalità dell’uomo in direzione dell’esaltazione, dell’euforia, dell’onnipotenza, in ogni caso allontanando il soggetto da quella condizione necessaria per riconoscere i propri limiti e chiedere aiuto. Questo è forse l’aspetto più incidente sulla difficoltà dei servizi nel curare la dipendenza da cocaina. Spesso chi ne fa uso, nonostante il bisogno crescente della sostanza, lavora, frequenta gli altri, si sente attivo, produttivo, è in qualche modo inserito. Di conseguenza l’immagine, se pur artefatta, che ha costruito di se stesso non lascia spazio alcuno all’accettazione di aver un problema e di essere collaborativo con chi vorrebbe aiutarlo ad accettarlo.Insomma, il Sert, le comunità, l’ospedale, sono per i drogati, per gli alcolisti, per i perdenti, non per chi si sente forte ed infallibile come molti cocainomani. Così sembrano ragionare, soprattutto all’inizio della terapia, molti cocainomani. E’ chiaro che niente come la cocaina può arrivare ad accarezzare così efficacemente il lato narcisista delle persone.E qui veniamo al nodo centrale della dipendenza da cocaina. Perchè sotto l’armatura luccicante che il cocainomane si è messo addosso, c’è forse un un uomo o una donna che non può permettersi di sentirsi fragile, insicuro, bisognoso dell’aiuto dell’altro. La cocaina serve esattamente a quello, a scacciare la paura intollerabile di essere debole, non all’altezza, inadeguato ad un mondo che può essere affrontato solo se aiutato dalla spinta della coca. Così mentre ci si sforza i convincere la gente a non usare cocaina e la si sottopone ai percorsi di disintossicazione, parallelamente ci deve essere chi aiuta la persona a mettersi in contatto con quella parte fragile e nascosta. Credo sia questo, in ultima analisi, il compito psicoterapeutico da porsi con chi fa uso di cocaina. Uscire dalla dipendenza, non può essere un semplice esercizio all’astinenza, ma anche una ricerca di quei bisogni inespressi che la sostanza, da un certo momento in poi, ti ha fatto credere di non avere più.
Dott. Ettore Bargellini