Sebbene lo psicologo e lo psichiatra siano professionisti con percorsi formativi e modalità d’intervento diverse è ormai totalmente superato lo stereotipo che vorrebbe le due figure in antitesi tra loro. Troppo spesso si è ritenuto che l’intervento dello psicologo sia del tutto scisso ed alternativo a quello dello psichiatra. Non è difficile sentirsi dire dalle persone ,anche dai medici, frasi del genere: “lo psichiatra è quello che ti imbottisce di psicofarmaci, lo psicologo invece è quello che parla. Tutto questo, oltre che falso, rappresenta un’idea fuorviante e controproducente per i pazienti. Tale imprecisione infatti ha portato nel tempo ad una visione frammentaria, dicotomica, sia della salute mentale, sia degli interventi per promuoverla. Insisto nel ribadire che l’approccio di stampo medicale- farmacologico, caratteristico della psichiatria, non esclude quello di carattere dialogico – interpretativo tipico dell’intervento psicologico. Numerose evidenze scientifiche, oltre che all’esperienza clinica, dimostrano come molte diagnosi rispondano in tempi più brevi e con risultati più duraturi nel tempo quando l’intervento di tipo farmacologico viene integrato con quello psicologico. Spesso l’urgenza sintomatologica più acuta ed invalidante può essere contenuta attraverso il rimedio farmacologico, esso però non deve rappresentare l’unica risposta al disagio. Durante il mio lavoro come psicologo a Prato mi è spesso capitato di collaborare, con ottimi risultati e con grande soddisfazione, con psichiatri e medici di base. L’immagine che spesso utilizzo per rappresentare la nostra collaborazione è quella della staffetta: può capitare infatti che molti pazienti si siano rivolti, come primo approccio ai propri disturbi, allo psichiatra il quale dopo una valutazione diagnostica ed un attenuamento dei sintomi può lasciare il testimone allo psicologo. Così mentre quest’ultimo lavorerà con il paziente per capire e risolvere i meccanismi psichici alla base delle sue sofferenze, il primo si muoverà sullo sfondo, aiutando il paziente nel progressivo scalaggio del farmaco evitandone la dipendenza fisica e psichica.
Dott. Ettore Bargellini