Etimologicamente la parola perversione deriva dal greco antico “pervetere” cioè “andare contro”, contro la società, contro i suoi costumi, contro le sue leggi morali. La parola perversione porta con se dunque anche una marcata dose di giudizio, il pervertito non solo è quello che compie atti non comuni, ma li compie disattendendo le leggi che dovrebbero regolare il suo comportamento. Non a caso quando ci si riferisce a qualcuno etichettandolo come “pervertito” non lo si fa certo senza sapere di offenderlo in una qualche misura. Così già da tempo nella classificazione clinica dei disturbi mentali, si è sostituita la parola perversione con la parola “parafila” che etimologicamente significa “amare vicino”, quasi a dire che le pratiche del parafiliaco, non saranno convenzionali, ma non fanno male a nessuno… diciamo che il parafiliaco, arriva vicino ad un oggetto del desiderio “normale” ma non ci arriva (o lo supera direbbero loro), e allora per eccitarsi deve farsi camminare sopra con i tacchi a spillo, o farsi urinare addosso, o ancora farsi legare con cinghie di cuoio prima di abbandonarsi all’atto carnale. Va da se che questo cambio di lemma porta un cambio di prospettiva. Il parafiliaco non fa niente d’illegale, non usa violenza e, solitamente, chiede l’esaudimento dei suoi desideri a persone senzienti che si prestano a soddisfarle, traendo da quelle pratiche reciproco piacere. Fin qui tutto bene, il problema è quando queste fantasie sono vissute come “infestanti” dalla persona che le subisce, quando cioè la parafila è “ego-distonica” non viene cioè accettata ma combattuta. Allora la consapevolezza del bisogno di atti così peculiari può far nascere una crisi personale anche molto profonda che può risolversi o negandosi l’accesso alla sfera sessuale oppure prendendone atto e accettandosi per quello che si è. Nell’elenco che segue le forme più comuni di parafila.
- Esibizionismo: il bisogno o il comportamento che porta all’esposizione dei propri genitali ad una persona ignara.
- Feticismo: l’uso esclusivo di oggetti non direttamente attinenti alla sessualità (es. scarpe, indumenti) o parti del corpo di una persona, al fine di innescare o aumentare l’eccitamento sessuale;
- Frotteurismo: il bisogno o il comportamento che porta a toccare o palpeggiare il corpo di una persona non consenziente;
- Masochismo: bisogno o comportamento sessualmente eccitante ricercato nel voler essere umiliati, provare dolore o soffrire in altri modi;
- Sadismo: bisogno o comportamento sessualmente eccitante nel produrre dolore o umiliazione della vittima;
- Feticismo di travestimento: eccitazione e/o piacere sessuale nell’indossare abiti del sesso opposto;
- Voyeurismo ( o scoptofilia): il bisogno o il comportamento che porta a spiare persone ignare mentre sono nude, in intimo o impegnate in attività/rapporti sessuali;
Dott. Cristiano Pacetti
Che articolo interessante e concretamente orientato. Poche semplici parole per descrivere un mondo così complesso e sconosciuto alle moltitudini. Bravo dottore.
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